
Il tradimento affettivo: cosa possiamo imparare?
di Donatella Emanuela Sala
Le relazioni affettive sono il luogo dove emergono le nostre verità più essenziali. Il partner diviene la figura primaria di riferimento, sulla quale proiettiamo i nostri irrisolti emotivi e con la quale adottiamo i modelli relazionali appresi nell’infanzia.
Lucia è stata tradita dai suoi genitori, quando era una piccola bambina e si affidava a loro credendo che incarnassero Dio. Accompagnandosi a Fausto ha scelto un uomo che l’avrebbe tradita, perché le ricordava la realtà che meglio conosceva. Una realtà verso la quale era preparata a reagire ed era pronta a difendersi in maniera meccanica. E quel dolore familiare, paradossalmente, placava la paura. Era noto. Come note erano le difese da attivare.
Ciò ha significato attaccarsi al dolore e alla propria disistima. Attaccarsi alle storie che la mettevano periodicamente e irrimediabilmente di fronte alle medesime conferme di mancanza di valore. Sì, per stare in quella narrazione assurdamente rassicurante, andava continuamente riconfermata la sua mancanza di valore. Nonostante le pulsioni a crescere, a creare, a evolvere e ad andare avanti, c’era sempre quella parte di lei che muoveva il gioco in modo da confermare il suo inutile dibattersi e l’impossibilità di andare oltre i limiti autoimposti. Lei stessa si tradiva. Continuamente.
Si innamorava di chiunque dimostrasse capacità intellettuali e filosofiche, oratorie e seducenti. Restava incantata da quell’irresistibile fascino fino a quando non ne scopriva le debolezze, le fragilità. Allora, la sua rabbia demoliva il colosso posto sul piedistallo e lo abbatteva con una violenza inaudita. Tranne poi ricostruirlo il giorno dopo, dimenticando tutto il resto. Così, ogni volta il marito sembrava essere l’uomo migliore del mondo, che per fortuna la sopportava con tutte le sue intemperanze. E meno male che l’aiutava…
Un’altalena pazzesca e quasi schizofrenica, perché in realtà lui non era così perfetto e neppure così imperfetto. Era lui, con le sue luci e le sue ombre, che lei non sapeva accogliere per intero. Così come non accoglieva se stessa, intera.
Lui la tradiva per frustrazione e rivalsa, per cercare fuori quel che non trovava nel loro rapporto, ma soprattutto quel che non trovava dentro se stesso. Cosa? Non lo sapeva neppure lui.
I tradimenti confermavano a Lucia la disistima in se stessa prima ancora che in lui. Stupefacente la sua capacità di dimenticare le umiliazioni subite, di rimuoverle, cancellarle. Tranne poi sentirle come ferite aperte nel cuore, non comprendendo le ragioni di tanto dolore.
La sofferenza era tanto più terribile quanto più sembrava non avere senso.
«Forse sono io che mi invento tutto. Forse lui ha ragione. Del resto, lo diceva anche mia madre! Forse sono pazza davvero!».
Questa è una trappola perversa, che si nutre della sfiducia in se stessi e fa dare credito a tutte le critiche e le malevolenze che arrivano dall’esterno.
La sofferenza è reale e va ascoltata. È la nostra essenza che soffre e fa il diavolo a quattro per svegliarci dal ripiegamento autolesionistico nel quale ci ritroviamo.
Il tradimento si può esprimere in un’infinità di modi: con una relazione sessuale fuori dalla coppia, ma anche con inganni economici, con promiscuità di valori e dipendenze che corrompono e inquinano la sincerità del rapporto. Tutti motivi occasionali. Il tradimento è essenzialmente menzogna, prima verso se stessi e poi verso l’altro.
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