Vento Gnosi

Il vento della Gnosi

di Linda Parrinello

Tutto ciò che serve per il cammino gnostico è già in noi. L’iniziato riscopre, attraverso l’autoconoscenza e la pratica spirituale, la sua vera Identità. Si tratta di partorire alla luce un nuovo elemento, capace di superare la dicotomia fra il bene e il male.

Nella storia del mondo sono sorti molti modi di intendere la gnosi, ognuno differente dall’altro, persino in contraddizione e in contrasto tra essi. È stato addirittura detto che se una gnosi è esistita ha cessato di spandere i suoi frutti dal momento in cui è stata debellata come eresia, insieme a coloro che la praticavano. In realtà la gnosi è come un Vento lieve che soffia in diverse direzioni, cambiando a seconda del Tempo e dei tempi. E il Vento non può essere fermato, ma – recando con sé profumi e semi, raccolti tra Cielo e Terra – muta, apparendo ogni volta diverso ma rimanendo se stesso. Quella che vi proponiamo è una riflessione del profondo, per testimoniare innanzitutto a noi e poi a chi leggerà queste parole, qual è il senso che ne La Teca abbiamo imparato a dare alla gnosi, rifuggendo da ogni forma di dogma o dottrina: il Vento non può essere rinchiuso in un recinto…. E per farlo ci concederemo la licenza di tratteggiare la figura di un iniziato – o gnostico che sia – del tutto ideale, visto che il vero gnostico non dirà mai di essere tale, non ha bisogno di definirsi, né ha timore di accompagnarsi a chi è il suo contrario o si professa addirittura suo avversario: nella gnosi la diversità è una ricchezza. Vogliamo raccontarvi, insomma, qual è la portata che ha per noi questo Vento che spira tra l’Umano e il Divino, e che per secoli ha scavato nella roccia il cammino che noi oggi percorriamo. Un cammino che non si compone di un unico tragitto ma di tanti sentieri quanti sono coloro che lo percorrono, avendo in comune la meta e la mappa del viaggio, il panorama e gli ostacoli, elementi che ci fanno essere fratelli nella ricerca della Casa d’origine della quale preserviamo un vago ricordo. Chiunque si inerpichi consapevolmente lungo tali sentieri aspira a diventare un iniziato, condizione alquanto instabile, perché spesso ci smarriamo, dimentichiamo la strada e ci scoraggiamo, finendo col dubitare di noi stessi e degli altri, e persino dell’Assoluto. Ma così è, e deve essere: il Vento va dove vuole… Tuttavia, smarrendoci finiamo con lo scoprire prati fioriti e campi coltivati, selve oscure e terreni arsi di cui altrimenti non avremmo fatto esperienza. La pazienza è la virtù principale dell’iniziato: sa di dover ogni giorno rimettersi in marcia lungo la via della sua interiorità, per andare alla ricerca della scintilla divina che la abita; consapevole di dover ripartire ogni volta dal proprio corpo e dalla propria storia, soprattutto psichica, per riuscire a scorgere il pneuma (lo spirito) e in esso riposare, per poi da lì riprendere il cammino.

Relazione con se stessi

Tutto quanto ci serve nel cammino gnostico, che è di cura e di liberazione, è già in noi. Si tratta di ricostruire, attraverso la conoscenza di noi stessi e la pratica spirituale, la nostra vera identità. Un’identità che abbiamo smarrito perché disgregata in mille parti da altrettante ferite, e quindi invasa dalle ombre che si formano nella nostra interiorità, che la gnosi ci insegna a illuminare e sanare, imitando noi stessi lo Sguardo di Dio incarnatosi in quel Gesù Cristo che è per noi simbolo e modello. Un iniziato impara a guardare se stesso come lo guarderebbe il Dio amorevole dei Vangeli e non il dio geloso e giudicante (il demiurgo) del Vecchio Testamento. Sa che prima di tutto deve conoscersi, e stringere una relazione profonda e costante con se stesso. Come? Creando all’interno di sé – attraverso il dialogo interiore, la pratica del ricordo di sé e l’esercizio dell’immaginazione creativa – la figura di un Santo Osservatore, il quale è lo strumento principe che, facendo appello alle sue parti più armoniche, lo aiuta a mediare e a integrare quelle disarmoniche, nonché a costruire un Altro Punto di Vista rispetto alle fragilità della sua e dell’altrui essenza e alle maschere della sua e dell’altrui personalità, ai fenomeni palesi della vita reale e alle ferite nascoste dell’inconscio. Il Santo Osservatore è colui che corre in soccorso del bambino che è in noi, e che ha bisogno di essere salvato e abbracciato. L’opera dello gnostico sta nel costruire e rafforzare in sé tale figura, per produrre – a lungo andare – un cambiamento profondo che condurrà alla trasformazione del suo essere, e alla guarigione dalle ferite. Questo è il Santo Lavoro che dobbiamo compiere: rinascere a noi stessi, diventando donne e uomini nuovi, diventando chi realmente siamo.
Guardare, ricordare, ascoltare, accogliere, curare, conoscere quindi Amare sono i verbi dello gnostico. Il suo è essenzialmente un viaggio dove si affianca al tragitto spirituale verso la Luce, il Trascendente o Dio, il Conosci te stesso che lo spinge a scendere negli inferi della sua interiorità, intraprendendo un viaggio che non avrà mai un’unica direzione: rischierebbe di rimanere abbagliato dalla Luce, o di perdersi nel Buio. A lui è dato di usare la Luce per illuminare le parti di sé più nascoste che inconsapevolmente influenzano il suo agire, e di abbracciare il Buio senza considerarlo un intruso: è il Buio a dare alla Luce la possibilità di risplendere, così come le ombre ci offrono la possibilità di evolvere, se impariamo a guardarle con nuovi occhi e ad accoglierle. Perché «a ogni passo verso l’individuazione si produce una nuova colpa, che richiede una nuova espiazione. I nostri peccati, errori e colpe sono necessari, altrimenti saremmo privati dei più preziosi incentivi allo sviluppo» (Carl G. Jung).
La teca della vera conoscenza (gnosi) si accende nell’iniziato quando, avendo contemplato il proprio dolore e disinnescato gran parte delle influenze della sua vita psichica, ormai svestitosi di ogni ruolo, riesce a rimanere solo con se stesso senza timore di chiedersi come sta e di interrogare il suo inconscio. Così si ferma, riporta la calma in mezzo al caos della tempesta, e si pone in ascolto della sua fragilità, che più non giudica ma anzi condivide con gli altri, perché attraverso le pratiche spirituali è diventato consapevole di aver individuato in sé qualcosa di più prezioso e stabile dei processi psichici che funestano la sua umana esistenza. Ecco perché la gnosi è una via da percorrere da innamorati della conoscenza, dello studio di sé e delle esperienze di chi ci ha preceduti nel tempo e nello spazio; giacciono tesori nascosti tra le parole di certi testi e nelle espressioni di alcune forme d’arte, che vanno personalmente trafugati e custoditi: gli altri potranno indicarci dove cercare ed essere nostri preziosi alleati, ma la conquista di essi – e quindi la comprensione – sarà una meta che dovremo raggiungere in solitudine.

Relazione con gli altri

Uno gnostico non viaggia da solo: quella che lo aspetta è un’impresa difficile, irta di insidie, durante la quale sarà facile perdersi. Perciò cammina in compagnia, per questo – al pari di Dante nella sua commedia divina – sceglie (o viene scelto?) una guida, un maestro. E per questo si trova dei compagni di strada che, facendo da specchio e contraltare alla sua interiorità, gli indicheranno la via quando rischierà di smarrirla. Lavorando in un gruppo maturo lo gnostico impara a volgere verso di sé quello Sguardo, e a fare lo stesso verso gli altri, che siano componenti del suo gruppo di Lavoro e non: una reale relazione con l’altro in cui a dialogare sia la profondità delle rispettive essenze e non le difese delle personalità, è la sua ragion d’essere. Ciò è imprescindibile per diradare le nebbie che si sono formate fin dalla nostra nascita nell’inconscio di ciascuno di noi, che in quanto frutti amari delle ferite – in gran parte inevitabili – inferte nell’ambito del nostro relazionarci gli uni con gli altri, per essere sanate necessitano di rimanere nella relazione. L’antidoto, com’è naturale che sia, è nel veleno: la cura nella malattia. Perché quando siamo in grado di contemplare il tutto nello stato di calma interiore, ci accorgiamo che gli altri non ci sono estranei: con stupore scopriamo che ognuno corrisponde a un ricordo o a un’esperienza, piacevole o spiacevole, diventati nel tempo parti di noi che meccanicamente proiettiamo su chi ci sta di fronte. Noi siamo l’universo che ci circonda, e il modo stesso in cui lo percepiamo ci somiglia. Per questa ragione chiudersi alla relazione vuol dire chiudersi a se stessi; negarsi il gioco dello stringere rapporti non solo con le persone che vorremmo, ma soprattutto con quelle che vorremmo evitare, vuol dire negarsi la possibilità di evolvere. Mentre lavorando con pazienza e amore, ogni attrito o contrasto può magicamente trasformarsi in un’opportunità di crescita.
Uno gnostico non può precludersi dal concedersi tale possibilità, dato che relazione con l’altro significa relazione con le ferite dell’altro, che – specchiandosi nelle proprie – le riattivano permettendogli di osservare la sua fragilità, prendersene cura e accoglierla. Vedere l’altro in noi ci consente di stringere un legame sempre più forte col nostro inconscio: quanto non ci piace nell’altro coincide spesso con quanto non amiamo di noi stessi. Solo quando smettiamo di proiettare sull’altro e di giudicarlo, accettandolo per quello che è, riusciamo nell’impresa in assoluto più ardua e difficile: impariamo ad amare e a non giudicare noi stessi. È questo il Sole che dobbiamo far risplendere dentro noi: la vera fede è la fiducia in se stessi, la vera fede è una dimensione dell’Essere.

Relazione con Dio

Avete mai visto le foglie degli alberi sotto la pioggia? Lucide e tremanti sembrano consapevoli della vitale simbiosi che le unisce l’una all’altra sul ramoscello, e via via i ramoscelli tra loro interconnessi al proprio ramo e poi al tronco e infine alle radici e, per ultima, alla Terra. Ancora relazione, tutto è in relazione. Come ciascuno di noi. Ed essendo la relazione un fenomeno, va in quanto tale sperimentata. La via gnostica non è una religione istituita quanto una via di sperimentazione interiore, attraverso la quale stringere una relazione spirituale con la nostra anima, con il nostro inconscio, con l’altro, e con Dio…

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