La fragilità è abbondanza

La nostra fragilità è abbondanza

di Paola De Vera D'Aragona

Possiamo ricorrere ai testi sacri nei momenti della vita in cui ci sentiamo in crisi, ma anche come strumento di conoscenza interiore. Come avvicinarci ad essi? Per ognuno esiste un messaggio personale, legato alla propria storia, ma anche una verità che ci accomuna come esseri umani.

OQuando ci si sente persi e si gira a vuoto, ecco giunto il momento di prendere in mano il Vangelo e abbeverarsi alla Parola del Maestro.
Si suggerisce in tal caso di aprire un Vangelo e, dove cade lo sguardo, lì c’è l’insegnamento giusto per quella fase della vita.
Qualche strumento utile
Come affrontare la lettura e la meditazione di un versetto tratto da un Vangelo gnostico o da un Vangelo canonico?
Secondo gli gnostici, e ciò appare chiaramente esaminando i Vangeli tutti, in generale l’insegnamento di Gesù variava a seconda dei suoi ascoltatori: parabole e metafore più semplici da cogliere per le folle che lo ascoltavano, e invece simboli, paradossi e koan per l’insegnamento ai suoi più stretti seguaci, iniziati o gnostici. Parole segrete il cui senso più nascosto, il cui mistero, poteva essere svelato, o meglio disvelarsi, solo ai più evoluti sul piano della coscienza e dello spirito.
Di un versetto è dunque possibile un’interpretazione più immediata e semplice che è quella basata sul piano letterale o letterario, e una più celata che si appella al piano simbolico/allegorico toccando il piano esoterico o iniziatico.
Nei vangeli gnostici il messaggio è tutto imperniato su quest’ultimo. Su tale piano i Vangeli gnostici presentano una grande ricchezza di spunti e vi si ritrovano antichi simboli appartenenti anche ad altre culture e tutti volti nella direzione di appellarsi ai piani più profondi della psiche e dello spirito. Ogni simbolo poi, quando entra in contatto con l’individuo, sembra trovare, se si ha la giusta visione e un po’ di conoscenza delle proprie dinamiche interiori, una sua speciale collocazione all’interno del percorso spirituale del singolo.
La grande differenza tra i Vangeli canonici e quelli gnostici sta nel fatto che nei primi si dà importanza preminente al Maestro Gesù come personaggio storico, mentre nei secondi si dà valore al Cristo vivente, alla sua Parola, al Cristo che abita ciascuno di noi.
Questa però non è una regola senza eccezioni, perché chi scrive ha rinvenuto anche nei Vangeli canonici un insegnamento gnostico, è una questione di sguardo. Oppure ha trovato uomini di stretta osservanza religiosa, diremmo degli psichici che a tratti, trascinati dal loro cuore, sono diventati pneumatici, magari in un passaggio molto ispirato di commento. La porta che conduce alla gnosi è una porta misteriosa il cui accesso, più che essere strettamente riservato a pochi, rivela quanto scarsi di numero siano coloro che cercano di aprirla.

I miracoli
Una ulteriore precisazione va fatta sui miracoli che sono considerati diversamente nei Vangeli canonici e in quelli gnostici. Un miracolo in questi ultimi infatti non viene ritenuto importante tanto per la dinamica dei fatti, ma per il messaggio in essi contenuto. Il miracolo vero è quello interiore: la trasformazione di un cuore. Il cambiamento psichico, emotivo, e poi quello del cuore, può verificarsi quando si inizia a raccontare se stessi e la propria storia in modo nuovo.
I punti di vista, il modo di essere nel mondo di ciascuno, può davvero cambiare nel momento in cui si interpretano il mondo e le storie che il mondo racconta in modalità diversa. Per fare questo bisogna prima entrare in contatto con le proprie realtà psichiche, con quelle tracce dell’ombra che ancora solcano l’interiorità di ciascuno.

Una testimonianza
Durante un incontro tra “cercatori” si è scelto un loghion di Tommaso presente anche nei Vangeli canonici, il n. 73. Gesù disse: «Il raccolto è abbondante ma gli operai sono pochi; chiedete perciò al padrone delle messi di mandare nei campi gli operai».

«Sembra scritto per me in questo momento», dice qualcuno. «Il raccolto è abbondante, ma di quale raccolto parla il Maestro?».
Ecco la testimonianza riportata integralmente.
«Abituato a leggere su più piani, prima guardo in me stesso e poi allargo lo sguardo sulla società. Insomma, a dire il vero, mi ri-chiedo di quale abbondanza stia parlando il Maestro.
Fisso il mio sguardo dentro di me e tanta abbondanza fatico a vederla in questo momento.
Fuori vedo campi sterminati tutti da lavorare e vigne magnifiche ricche di grappoli, ma senza manutenzione… Però voglio credere al mio Maestro e cerco nelle profondità del mio essere. Eppure, torna un senso di carenza e di scarsità… ecco il dolore che si fa sentire. Una mancanza di valore che forse mi accompagna fin da bambino. Anzi sì, proprio sì. Si affacciano alla memoria brandelli di ricordi in cui non mi sentivo mai all’altezza… a scuola, in casa, con gli amichetti mentre giocavamo.
Trovo di colpo, però, anche amore nelle oscurità misteriose del mio psichismo ed entro in un’immagine che, solo cinque minuti fa, mai mi sarei sognato di poter avere. Torna quell’angolo di campagna meraviglioso: ci sono campi di grano maturo, terrazzamenti con vigne cariche di grappoli… Sento che quell’immagine è mia, ma anche del mondo. Mi meraviglio a un tratto di sentire anche abbondanza d’amore in me… prima, tutto sembrava così vuoto. Ma in mezzo a tanto splendore vedo pochi uomini intenti a lavorare. Ricorro all’immaginazione creativa e l’immagine si trasforma: ci sono una zappa, una vanga, degli arnesi da lavoro che sono lì, ma mancano ancora i contadini.
Maestro, mi stai dicendo che qui si rappresenta parte di me stesso?
Sono incredulo ma Lo guardo e il Suo sguardo mi rimanda amore. Lui è il padrone della vigna e io ci devo mettere il mio lavoro. Sento arrivare nelle braccia una grande forza, impugno gli arnesi e inizio a lavorare… ma continua a tornare quel senso di meraviglia per l’abbondanza intorno a me… la verità è che spesso nella mia vita mi sento scarico, vuoto e così lontano dal concetto di abbondanza. Sento la mia fragilità che da sempre ho considerato disdicevole, ma oggi qualcosa mi dice che lì sta la mia forza. Paolo è sullo sfondo a confermare ciò, nella sua preziosa lettera ai Corinzi…

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