
La sincronicità
Rubrica di Giulia Valerio
Gent.ma Dott.ssa Valerio,
sono affascinata dal concetto junghiano di “sincronicità”, un aspetto su cui sto mettendo attenzione nella mia vita. Mi sembra che Jung leghi questo fenomeno alla dimensione dell’inconscio. Si tratta di una dimensione di inconscio personale o collettivo? O meglio, l’inconscio collettivo, dal suo profondo, si “connette” forse al nostro inconscio personale dando origine alla sincronicità di alcuni eventi?
Grazie per questa domanda, gentile lettrice, che ci invita ad entrare in un campo interessantissimo e rivoluzionario per la nostra coscienza, abituata a muoversi secondo il principio di causalità. Infatti, se accade qualcosa, indaghiamo le premesse che l’hanno provocata: determinati fatti biografici hanno costruito la nostra personalità, eventi sociali portano prevedibili reazioni, i nostri bambini sono soliti chiedere “perché?” di fronte a ciò che non capiscono. E anche noi, adulti, continuiamo a domandarcelo.
Ma capitano anche eventi a-causali, che semplicemente accadono senza una ‘spiegazione’ razionale possibile. A volte sorprendono perché coincidono con movimenti psichici: Jung racconta di aver iniziato a occuparsi di sincronicità nel 1925, quando uno scarabeo dorato aveva urtato le finestre del suo studio mentre una paziente stava raccontando di aver sognato uno scarabeo d’oro. Jung aprì la finestra e lo fece entrare.
Queste coincidenze significative stupiscono: improvvisamente cogliamo l’unità latente del mondo in cui siamo immersi; facciamo esperienza viva di uno stato in cui psiche e materia sono unite, lo spazio e il tempo si aprono a dimensione sconosciute. Microcosmo e macrocosmo si intrecciano, siamo partecipi di un unus mundus che dà le vertigini e ad un tempo collega, religiosamente, tutti gli elementi del cosmo.
Si tratta di una irruzione dell’inconscio collettivo nella sfera della coscienza e nell’ambiente che ci circonda. Richiede una particolare attenzione, perché dobbiamo coglierne il senso: vi è differenza tra un fatto ‘sincronico’, che sarebbe semplicemente qualcosa che accade nello stesso tempo (e può non essere portatore di particolare significato), e uno “sincronistico”, in cui la coincidenza non avviene in termini di tempo cronologico. In questi casi si è attivato un archetipo in modo ‘altamente esplosivo’, scrive von Franz, mettendo in campo una grande carica energetica: ciò accade quando il nostro Io è distratto, oppure in grave crisi, impotente e senza vie di uscita. Gli strati più profondi della psiche sono tutti collegati tra loro, e la loro emersione nella sfera della coscienza, resi osservabili, porta il valore di una scoperta: si tratta di atti di creazione.
Nelle società tradizionali il guaritore, quando viene interpellato da una persona sofferente, per prima cosa compie una divinazione: interroga la sabbia, l’acqua, il piombo fuso, le orme della volpe del deserto, e i nostri antichi predecessori sapevano leggere i segni del futuro nelle interiora degli animali sacrificati, nel volo degli uccelli, nello stormire delle fronde. Queste pratiche si basano sull’esperienza e l’osservazione delle coincidenze significative, tramandata di generazione in generazione: ciò che accade negli elementi della natura è ciò che avviene nel corpo, nel cuore e nella mente del paziente da curare. Sullo stesso principio si fonda il testo oracolare cinese I Ching, poiché l’esagramma che emerge ogni volta rivela la “qualità” dell’atteggiamento di chi pone la domanda.
Ricordo lo stupore che provammo un giorno, durante una formazione di etnoclinica, quando chiesi a un mediatore camerunense se poteva spiegare in prima persona le divinazioni e le apparizioni degli animali totemici. Lo fece con precisione scientifica, da uomo colto e studioso. Avvalorai quanto stava dicendo a orecchie un po’ incredule, raccontando di come durante i miei viaggi in Mali avessi visto e assistito a quanto stava raccontando, constatandone l’efficacia e la veridicità. Sorrise, e con gentilezza affermò: «Sì, sì, avete dovuto aspettare le scoperte della fisica quantistica per capire queste cose…». In effetti il principio di sincronicità è alla base dell’entanglement, del fatto che due neuroni uguali, anche se distantissimi, cambino simultaneamente il loro moto.
Proprio il giorno prima di scrivere questa risposta, ero tanto addolorata per la perdita improvvisa (e inspiegabile per la ragione) di un amico fraterno. Durante un incontro di formazione virtuale, un caro amico ivoriano, che mai parla dei suoi sogni perché ci reputa un po’ inesperti in materia, ha scelto di raccontarne uno: riguardava in modo straordinariamente preciso questa morte (di cui non era a conoscenza); il padre alla fine gli diceva di non attraversare il fiume, ora, di non passare all’altra riva né guardare nel fondo dell’acqua, anche se chiara e ricca di pesci.
Qui è tempo di vivere, e di non indagare con sguardo troppo acuto i misteri. Un sogno sincronistico ha parlato al mio cuore, lo ha emozionato e riaperto ai disegni e ai confini del destino.
Continua a leggere tutti i nostri articoli abbonandoti gratuitamente alla Rivista:
Lasciate i vostri commenti