La trasformazione degli animali

La trasformazione degli animali

Rubrica di Giulia Valerio

Gent.ma Dott.ssa Valerio,
vorrei avere il suo parere su un mio sogno: sono in una casa nuova dove mi sono appena trasferita, torna a casa mio figlio con un cane da adottare. Il cane ha un aspetto un po’ strano, bianco, con larghe orecchie pendenti e il muso un po’ appuntito. Dapprima gli dico che già abbiamo un cane, e non penso tenerne un altro. Poi subito mi pento, sentendomi un po’ in colpa, e li seguo in una stanza/lavanderia con delle scaffalature, per accudirlo. Mi chino per accarezzarlo, e in quel momento il cane si trasforma in una donna, i cui lineamenti mantengono qualcosa del muso del cane. A quel punto la mia mano si arresta prima di accarezzarle i capelli, e penso: “Ora che è una donna, non posso accarezzarla senza sapere se le va bene o no”. Poi rifletto sul fatto che non mi faccio questi problemi col mio cane (che riempio di coccole), mentre per l’umana si insinua del “rispetto” per il suo corpo. Grazie per la sua risposta…

Grazie, gentile amica, per questa coraggiosa condivisione: raccontare un sogno equivale a esporre un frammento della propria anima, ma anche offrire un racconto simbolico che può riguardare chiunque ascolti e legga. Le immagini della notte hanno un linguaggio lontanissimo da quello diurno, rovesciato e capovolto, ed è sempre possibile interpretarle sia sul piano oggettivo (che riguarda la realtà circostante) che su quello soggettivo (inerente alla propria psiche e agli elementi che la abitano). Quando sono presenti persone familiari, a volte precisano proprio le relazioni che abbiamo con loro, svelandone aspetti di cui siamo inconsapevoli. Su questo livello, si potrebbe pensare che il figlio sia solito portare a casa elementi nuovi e insoliti, che la madre dapprima fatichi ad accogliere, però poi prenda seriamente in carico. Portandoli in un luogo di purificazione, di riordino: è come se fosse per lei necessaria una camera di decompressione, un momento di conoscenza e di adattamento. La bestia, come accade nelle fiabe, si umanizza, si rivela, diviene ‘bella’, e donna: a quel punto la sognatrice viene spiazzata. Comprende che il figlio è cresciuto, e la sua anima-animale è adulta; il tempo della tenerezza è terminato, e una nuova misura si impone. Si tratta di un momento delicatissimo della vita di una mamma, che traccia una linea di confine tra il figlio e il suo divenire uomo, pronto a portare a casa l’intera sua personalità. Alla madre di Parsifal si spezza il cuore, su quella soglia, e don Juan, maestro di Castaneda, suggeriva di invitare il giovane a mettersi in ginocchio e a porgli una mano sulla nuca per riprendere l’uovo di luce che gli abbiamo prestato, perché altrimenti in noi resta un vuoto altrimenti incolmabile.
Da un punto di vista più soggettivo e intrapsichico, il figlio rappresenta la nostra parte promettente, il progetto che sta crescendo, l’intenzione e la direzione della nostra energia. Forse la sognatrice deve prestargli nuova e rinnovata fedeltà, poiché il cane fa la guardia e protegge ciò che per noi ha valore. È bianco, ha lunghe orecchie e un muso insolito: il colore è sapienziale, l’ascolto è ampio, e qualcosa denota la sua essenza innaturale/soprannaturale. La sognatrice lo conduce in una stanza particolare, una sorta di laboratorio alchemico, una ‘stanza di mezzo’ dove è possibile compiere un lavoro di passaggio, che avvia la trasformazione alla presenza del figlio.
L’animale nei sogni è importantissimo: parla della nostra salute, rappresenta ciò che ci anima, il principio vitale, e nello stesso tempo schiude le porte di un sentire religioso, poiché vive pienamente il suo destino. Se sogniamo animali filogeneticamente lontani, significa che i contenuti sono ancora profondamente inconsci; a poco a poco serpenti e sauri cederanno il posto ai mammiferi, arrivando alla domesticità. Il momento in cui divengono umani è la svolta finale, la lisi di molte fiabe: l’orso che Biancaneve e Rosarossa hanno imparato a non temere è un principe sotto incantesimo, la bestia terribile si rivela un uomo che nessuno ha mai amato, l’asino e la sua pelle proteggono una fanciulla concupita da un padre tirannico.
Il progetto-figlio riserva un dono tanto prezioso per la sognatrice: una nuova parte femminile di sé, che probabilmente del cane conserva il fiuto, la fedeltà, la capacità di custodia. Era piccola, cucciola, da coccolare, ed è divenuta così grande da chiedere rispetto, anche solo per una carezza. Perché la carezza, scrive Lévinas, è il tocco più commovente dell’amore: sfiora il mistero dell’altro, senza possederlo. Per compiere questo gesto sacro, occorrono un rito e un consenso.

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