
Una grande opportunità – Riscoprire l’Umano quando il mondo crolla
di Giovanna Di Girolamo
Paura e smarrimento possono trascinarci negli abissi oscuri dell’angoscia e della chiusura agli altri. Iniziamo a sentirci perseguitati. La speranza, la bellezza e la comunione umana vengono risucchiati in un luogo che diviene sempre più inaccessibile.
Sono stati mesi difficili in Italia. L’autunno si è affacciato colmo di tensione, fin dai primi giorni di settembre. Ho respirato questo clima già sul terminare dell’estate; l’ho sentito dentro di me, fuori di me e intorno a me. Con lucida consapevolezza, ho visto arrivare la stagione fredda e buia, ripetendo a me stessa: «Sarà un lungo inverno».
Per descrivere la complessità delle emozioni che mi hanno pervaso, per mia fortuna mi vengono in soccorso le parole del sommo Poeta: «Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte, che nel pensier rinova la paura!». Mi rendo conto che il mio vocabolario non è abbastanza vasto per riferire in modo dettagliato tutte le sfumature che ha assunto la Paura dentro di me, forse dovrò inventarne di nuove oppure ricorrere ad altre lingue, proprio come fece il Poeta della Divina Commedia.
Questa dolce compagna della mia vita, di cui spesso ho ignorato la presenza, ha iniziato a urlare talmente forte da spingermi dentro la sua selva, costringendomi a guardare i suoi molteplici volti, ad ascoltare le diverse tonalità della sua voce e a sentire il peso del dolore di cui è intrisa.
Impotente, sono rimasta a guardare. Ho visto spaccarsi la società, contrapporsi membri della stessa famiglia, rompersi amicizie di lunga data. Ogni fibra del mio corpo ha iniziato ad allarmarsi di fronte a decisioni che avevano tutto il sapore della divisione e della contrapposizione e alla martellante propaganda, che ha invaso ogni istante della nostra esistenza, circondando e occupando il nostro territorio psichico. Quasi non fosse concesso un attimo di respiro per fermarsi a pensare, a discutere e a confrontarsi civilmente su quali fossero le migliori strade da percorrere per il bene e nel rispetto di tutti.
Ho letto e ascoltato parole piene di furore, parole che pensavo non sarebbero mai più state pronunciate nel mio amato Paese. Noi, la culla del diritto, la terra di Leonardo Da Vinci e di Giuseppe Verdi; noi, cresciuti immersi nella bellezza, nell’arte, con il cibo buono; noi, che abbiamo visto le dolci colline senesi colorate dai girasoli, le estati sulla costiera amalfitana, le belle Alpi imbiancate, gli spettacoli di fuoco dell’Etna; sì, proprio noi, abbiamo aperto la botola dell’abisso e, da lì, sono emerse le nostre ombre più oscure. Ombre che pensavamo di avere superato e che, invece, avevamo semplicemente dimenticato, rimosso. In diretta con Trieste, il 15 ottobre, ho pianto fiumi di lacrime. Ho scoperto che le parole di odio che ascoltavo erano capaci di evocare dentro di me paure profondissime e inconsce, che appartenevano a me e anche all’inconscio collettivo.
E più, fuori, sentivo salire la violenza e la contrapposizione, più, dentro di me, questi mostri prendevano forma concreta, plastica, li potevo guardare in faccia, avevano nomi e cognomi. Immersa in questo stato di terrore, ancora una volta mi è venuto in soccorso il Poeta, che prima di me ha percorso un cammino interiore, probabilmente spinto da altrettanto gravose tribolazioni: «Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte».
Si può scorgere il bene nella Paura? D’istinto, mi verrebbe da dire di no. Non certo quando sei totalmente preso da lei. Non certo quando tu “sei” la paura. Ma se abbiamo la fortuna di cogliere intorno a noi uno sguardo amico, una parola di incoraggiamento, possiamo compiere un lento e progressivo spostamento, possiamo allontanarci di qualche centimetro da lei, e iniziare a vedere che noi siamo anche altro. Ecco, credo che questo “altro” sia ciò che Dante scorse nella selva oscura, quando decise di intraprendere il suo viaggio.
Sono sempre stata una donna d’azione. La mia mente si è sviluppata risolvendo problemi, trovando soluzioni. Come è possibile, mi chiedevo, che io stia vedendo tutto ciò accadere nel mio Paese? Come è possibile che questo possa attraversare le nostre vite nell’indifferenza?
Cosa potevo fare di fronte all’avanzare dell’ombra generata dalla paura? Avrei potuto allontanarmi, fuggire e mettermi in salvo, ma dove?
Rapita dai miei tormenti interiori, che non mi davano tregua, una sera ho fatto l’unica cosa che sentivo potesse darmi un minimo di conforto. Ho iniziato a pregare. Piangendo, e con gli occhi chiusi, ho preso la mia copia dei Vangeli, ho aperto a caso e mi sono imbattuta nel Vangelo di Filippo, loghion 34: «I santi sono serviti dalle Potenze cattive. Infatti, queste sono accecate dallo Spirito Santo, tanto che credono di servir l’uomo, mentre agiscono per i santi. Per questo motivo un giorno un discepolo domandò al Signore qualcosa riguardo al mondo ed egli rispose: “Domandalo a tua Madre ed ella ti darà qualcosa di diverso”». Lungi dall’avventurarmi in una interpretazione filosofica o teologica, che lascio a lettori ben più sapienti, il mio desiderio qui è solo quello di raccontare cosa queste parole hanno suscitato in me, in un momento di profonda prostrazione interiore, e come abbiano contribuito a ribaltare la mia visione della situazione. In una sorta di gioco di specchi, risonante tra interno ed esterno, ho visto “le Potenze cattive” come miei servitori. Delle forze interiori ed esteriori che, nel loro agire, suscitavano in me la paura, in realtà stavano inconsapevolmente dandomi la possibilità di accedere a uno stato di coscienza diverso, e di compiere una scelta.
Il senso di impotenza, che mi aveva schiacciato fino a quel momento, si è immediatamente dissolto nel momento in cui ho sentito dentro di me che io potevo scegliere cosa fare di tutto questo dolore. Potevo scegliere se indurire il mio cuore, ingaggiare l’ennesima battaglia della mia vita, impugnare la spada e andare incontro a quello che io vedevo come un nemico, oppure affidarmi a una forza più nascosta, forse più lenta, ma generatrice di vita. Una forza che accetta e non contrasta. Una forza che sussurra e non urla. Così, ho preso tutto il mio dolore e il mio smarrimento tra le mie braccia e sono andata incontro ad alcuni amici. Loro stessi mi hanno inserito in gruppi di mutuo aiuto, sorti spontaneamente nel territorio in cui vivo.
Ho scoperto una straordinaria rete di persone che non intende andare in guerra. Piuttosto si tratta di madri, padri, giovani e anziani, che hanno colto l’opportunità di ricominciare a riflettere in maniera comunitaria su nuove forme di organizzazione della vita: sociale, economica e culturale.
Persone che hanno compreso che il prossimo è importante, che ciò che accade a uno, accade a tutti. Siamo tornati a guardarci negli occhi, e a riconoscerci come esseri umani che abitano uno spazio, che quello spazio è ricco, è bello e che vivere insieme è un valore a cui non vogliamo rinunciare.
In uno degli incontri ai quali ho partecipato, in una casa immersa in una meravigliosa campagna, eravamo in venti. Ci siamo presentati, uno a uno, c’erano un osteopata maestro reiki, una nutrizionista, una stilista di moda, un’agronoma esperta in biotecnologie, una psicologa, un’avvocatessa, un ingegnere microelettronico, un paio di maestri yoga, una giovane studentessa, un’impiegata di banca e tanti altri professionisti. Tutti, in vario modo, su un cammino spirituale.
La prima cosa a cui ho pensato, tra me e me, è stata: se non ci fosse questa terribile situazione, queste venti persone non avrebbero mai sentito il bisogno di incontrarsi. Poi mi sono chiesta: se in questa piccola provincia, ben venti persone si riuniscono per portare il proprio sapere e il proprio essere in una causa comune di rinascita sociale, cosa starà accadendo nel resto dell’Italia? Quante altre anime meravigliose e splendenti si stanno ritrovando insieme, come richiamate da una forza attrattiva, con una simile qualità umana e spirituale, spinte dal desiderio di cogliere l’opportunità che si sta presentando, cioè quella di mettere in discussione forme pensiero, concetti sul mondo, sulla vita, sull’organizzazione sociale e del lavoro, sugli scambi economici, sulle relazioni umane? Le forze cattive non stanno forse servendo lo Spirito anche adesso?
Quasi contemporaneamente, ho visto un appello di una libreria di Perugia specializzata in esoterismo che, sul proprio canale YouTube, chiedeva ad associazioni di tutta Italia di mettersi a disposizione per ricevere donazioni per un’iniziativa di raccolta fondi promossa da loro stessi. Il progetto “Cassa Comune” ha come finalità quello di raccogliere fondi per sostenere tutte le persone che stanno subendo disagi economici a causa dei vari provvedimenti di legge.
La solidarietà passa anche attraverso l’aiuto materiale a chi si è ritrovato improvvisamente senza un sostentamento economico, oppure a non farcela con i salari bassi erosi da costi aggiuntivi e dall’inflazione. Ho avuto il privilegio di vedere questi fari di luce accendersi lungo tutta la penisola, come tante piccole cellule di una sostanza nuova, cellule rigeneratrici che hanno ricevuto la spinta per aggregarsi e iniziare a costruire un nuovo tessuto connettivo…
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