
Una lettera da Maria Maddalena
di Linda Parrinello
Un richiamo accorato all’unità e al riconoscimento del valore reciproco. Il desiderio di sopraffazione e di umiliazione, che alcune culture e popoli perpetuano sulle donne, nasconde una scissione profonda nel maschile che è necessario e urgente riconoscere e sanare.
Alle sorelle e ai fratelli sparsi per le terre, io, Maria di Magdala, apostola, sorella e compagna di Colui che l’Eterno ha inviato nel mondo per saggiare il cuore dell’uomo con l’aratro del suo amore, rivolgo il mio saluto.
È in nome di tale amore che mi sono decisa a inviarvi queste parole, non per ammonirvi, non per consigliarvi o istruirvi, bensì per servirvi. E, insieme a voi, bramo servire la mia anima e ancora di più la verità generatrice che si riconosce ancor prima di conoscerla. Seppur lontana, mi pongo al vostro fianco, intorno a quel Fuoco che innumerevoli volte scaldò le membra stanche dei discepoli del Maestro durante il suo peregrinare, e le cui fiamme ardono ancora in noi sotto la cenere. È dalla loro benevolenza che traiamo tepore e forza per affrontare le duplici direzioni del viaggio che siamo chiamati a percorrere nel mondo, dentro e fuori di noi, tra ciò che avvertiamo attraverso i nostri sensi e tra quanto di più prezioso dell’oro non è da essi percepibile. Proprio nei giorni in cui ci apprestiamo a celebrare il miracolo compiuto dal Maestro sulle rive del lago di Tiberiade, in cui sfamò la moltitudine di pellegrini accorsi ad ascoltare la sua parola grazie a pochi pesci e alcuni pani, ci è giunta voce che voi, fratelli in Cristo, presi dalla vicinanza con le usanze care ai fedeli del dio del tempio, abbiate cominciato a considerare la donna meno degna dell’uomo di stare alla presenza di Dio. Il suo corpo sarebbe tornato a essere ritenuto fonte di scandalo e di turbamento, impuro, e in quanto tale fatto oggetto di disposizioni destinate a velarne ogni contorno e bellezza, al di là delle mura domestiche. In molti vorrebbero che tornasse a essere sottomessa, come una qualsiasi proprietà, all’autorità del marito, del padre, del fratello come dei figli maschi. Viene messa in dubbio la sua capacità di discernimento e, a causa di ciò, il numero delle diacone si prosciuga, così come quello delle celebranti e delle profetesse. Sempre meno donne sarebbero invitate a parlare nelle assemblee
Una parte del mio cuore ha sperato che quel che ho udito fosse una notizia menzognera, una maldicenza proferita dai figli del dio geloso, ma è bastato raccogliermi in me stessa per sentire che quel che mi si dice corrisponde al vero. Che, anzi, i figli della legge fanno festa, perché il loro esempio ha fatto deviare i figli della buona novella.
Eppure, cari fratelli, non sarà la mia sola mente ad aver trattenuto come, tra coloro che accompagnavano il Maestro nelle sue predicazioni, fosse nutrito il gruppo di donne che si alimentava della Sua parola; tutte – tra cui io stessa – sfidarono le convenzioni della legge e degli uomini per praticarla, in quanto fu Lui stesso a chiamarci e a iniziarci, una a una, al Suo insegnamento.
Vi chiedo, dunque, per quale ragione volete indossare un abito vecchio su quello nuovo? Forse che il Cristo ha camminato insieme a noi per trasmetterci un messaggio di amore inesauribile, ma limitato nel tempo? Forse Colui che ha sollevato la nostra stessa polvere lungo le strade di Israele ha distribuito, insieme al pane e ai pesci, parole diverse ai pellegrini di Tiberiade in base al loro sesso, censo o nazione? Perché, vi chiedo, allora volete dividere ciò che Lui ci ha insegnato essere Uno? Perché se una donna – al pari di un maschio – non ha imperfezioni al cospetto di Dio, dovrebbe averne agli occhi degli uomini? Rivolgetevi al vostro cuore, che è terapeuta, per sanare il vostro sguardo che attribuisce alle donne le cicatrici che lo segnano, impedendogli di vedere.
Aprite gli occhi, e ammirate come tutto il creato sia compenetrato dall’amore di Dio, dove – al pari di noi tutti – ogni foglia è attaccata al suo ramo, ogni ramo all’albero, e ogni albero ha radici che traggono nutrimento dal suolo, e come esso stesso si alimenti della luce del sole, e come il sole ruoti in armonia con quell’Universo che è manifestazione visibile dell’Eterno. Cosa allora vi spinge a credere che la donna lo sia da meno? Forse perché quando nascete mette il suo corpo al vostro servizio, affinché vi sia dato il dono della vita? Forse perché vi conduce in grembo, vi nutre dal suo seno, segue i vostri primi e incerti passi e da esso, da adulti, traete piacere? Se la vedete al vostro servizio, non è perché lei sia di meno rispetto a voi, non schiava, bensì compagna e amica. E poi, non è stato forse lo stesso Cristo a essere stato inviato tra noi per servirci e, attraverso noi, l’Innominabile? Servire è l’atto supremo del Maestro. Chi desidera comprendere nel profondo la natura del Maestro, e della donna, deve prima imparare lui stesso a servire, con il corpo, la mente e il cuore.
Sappiate che quando diminuite la donna, sminuite la vostra origine, separate indissolubilmente da voi ciò che ha dato sostanza all’albergo della vostra anima e sbarrate dietro alte mura il vostro spirito. Perché voi siete ciò che odiate e detestate nell’altro. Perciò vi chiedo, con lo stesso amore testimoniatoci dal nostro Maestro, cosa disprezzate di voi che aborrite nella donna? Cosa lei incarna delle vostre profondità che anelate nascondere dietro la gabbia della superiorità? Fermatevi, se è il senso di colpa per i piaceri della carne che intendete attraverso di lei punire, perché il corpo è il tempio dell’anima, e nulla che possa esaltarlo senza ferirlo o umiliarlo, sia esso vostro o altrui, è peccato agli occhi di Dio. Perché ogni vera gioia è santa. Fermatevi, perché Gesù è venuto a testimoniare che il Padre è anche Madre, che l’Infinito si scorge nella finitezza, che l’ombra e la luce sono sorelle, che ogni uomo è anche donna, e ogni donna uomo; in verità, se non siamo convinti che i meriti e i limiti di noi tutti sono anche in Dio e in Lui accolti e giustificati, che ne sarà del nostro procedere al fianco di Colui che è stato riconosciuto primo fra noi come Suo Figlio?
Ricordo come quel giorno traesse dall’unica cesta di vimini quasi vuota centinaia di argentei pesci, ancora scalpitanti, quasi li pescasse a mani nude direttamente dalle acque del lago. Ricordo come le sue mani sembrassero plasmare le forme del pane, che fiorivano numerose nelle sporte che consegnò a noi affinché le distribuissimo alla folla affamata. Le sue mani, le mani del Cristo… L’una modella, l’altra porge. L’una invita, l’altra accoglie. L’una semina, l’altra raccoglie. Di quale delle due pensate che il Maestro avrebbe potuto fare a meno? Se l’Invisibile ha profuso la sua forza creatrice nei sessi, consegnando all’amplesso della carne la facoltà di propagare all’infinito la Sua forza generatrice, possiamo pensare che abbia donato il privilegio di portare in grembo il seme dell’Uomo a una femmina che fosse da meno del maschio? Da quando il chicco di grano è più gradito agli occhi del Signore rispetto alla terra che lo accoglie e lo trasforma in frutto? E a ogni buon vino non si addice forse una coppa altrettanto preziosa?
Guardate le vostre mani, non avete mai visto la destra umiliare la sinistra o viceversa. Né avete veduto l’una oltraggiare l’altra. Bensì, quando una è impedita, l’agire dell’altra è monco e sgraziato. Quando una è ferita, l’altra se ne prende cura. Né un vostro occhio ha mai annebbiato l’altro, o un orecchio ha mai reso sordo il suo gemello, né un piede fatto inciampare il suo doppio. Così è anche per l’uomo e la donna: sono al pari strumenti della creazione, in cui non v’è destra o sinistra, alto o basso, nella circolarità che è movimento perenne del Centro immobile verso l’esterno, e dall’esterno verso l’Interno.
Vi imploro, fratelli, perché se noi che siamo di Gesù e viviamo della Sua Parola erriamo, indurremo anche altri che non l’hanno conosciuto a perdersi. Nasceranno fedi in cui le facoltà muliebri saranno considerate sintomo di debolezza e di indegnità, dove i contorni del corpo che porta in grembo la vita dovranno essere obliati o – ancor peggio – se ne farà commercio impuro. Sorgeranno generazioni in cui saranno gli uomini a stabilire di quali alimenti dovrà cibarsi l’anima della donna, dove potrà condurre i suoi passi, a chi dovrà dedicare il suo canto, le sue danze e le sue stesse preghiere. Ci saranno genti in cui le donne per sopravvivere assumeranno i comportamenti esteriori degli uomini, arrivando a perpetuarne gli errori. Arriveranno tempi in cui l’anelito della donna sarà soffocato dalla paura degli uomini di perdere il proprio dominio su di lei, al che alcuni avranno in tale orrore la sua libertà, che si armeranno contro di lei e la oltraggeranno fino a ucciderla.
So bene di non essere la sola a pensare ciò. So che ci sono fratelli e sorelle che nutrono i miei stessi timori… Come so che in molti popoli – come in ogni tempo nella stessa Israele – la donna procede da sempre un passo dietro al maschio. Ma le colonne del tempo si sono infrante e i confini delle nazioni si sono schiusi al giungere del Cristo che è venuto a ricomporre l’Uomo, a saldare ciò che era stato separato, a dissodare ciò che sembrava imperituro, a ergere nei cieli quanto per il mondo era destinato agli inferi. Cristo ci ha ricondotti all’origine unica del Tutto che attraverso l’Amore, e solo per Amore, si è fatto Creato…
Continua a leggere tutti i nostri articoli abbonandoti gratuitamente alla Rivista:
Lasciate i vostri commenti